sabato 19 maggio 2012

La sottoproletarizzazione come strategia del Capitale

Il Capitale attua da anni la strategia della sottoproletarizzazione della popolazione mondiale.

Tralasciando le disquisizioni su Marx, il filosofo, e glielo riconoscono tutti, aveva capito che il proletariato - cioè chi vive della propria forza lavoro senza possedere mezzi di produzione, quindi contadini, impiegati, operai e quant'altro, ha coscienza del processo produttivo-economico e, all'interno di questo, del proprio sfruttamento da parte del Capitale.

Il sottoproletariato, no: pur vivendo della propria forza lavoro e avendo coscienza del processo produttivo-economico, per svariate ragioni che qui non è possibile analizzare, non è cosciente del proprio sfruttamento.
Si situa, a livello di consapevolezza, ad un gradino più in basso del proletariato. E non avendo ampia coscienza del proprio sfruttamento non attua pratiche che possano contrastarlo e accetta, rafforzandolo quindi, il Capitale.

La strategia primaria del Capitale dal 1968 in poi - vera chiave di volta della storia contemporanea perché ha rappresentato agli occhi del Capitale il pericolo cui sarebbe andato incontro acculturando e aumentando la consapevolezza del proprio "essere nel mondo" delle persone - è stata quella di diminuire e di contrastare la presa di coscienza delle persone sottoproletarizzandole con lo sviluppo tecnologico, la bassa offerta culturale, la televisione spazzatura, l'attenzione su aspetti marginali o comunque non primari dell'esistenza.

Un esempio? Uno su tutti: sappiamo molto più sui modelli e le varianti dell'iPod che sui meccanismi della speculazione finanziaria che è all'origini di tante delle sofferenze, della disperazione, dei suicidi di questi giorni.
E non è che i meccanismi della speculazione finanziaria ed i suoi effetti perversi sono più difficili dell'imparare a memoria le varianti dell'iPod o del saper gestire i suoi applicativi: è che il nostro sapere è coscientemente e sapientemente sottoproletarizzato da strategie che hanno questo scopo.

Dobbiamo svegliarci prima che sia troppo tardi!

domenica 6 maggio 2012

Fiducia nella politica e nei politici?

Cari amici,

la politica tutta va ripensata e va ripensato come si vive la politica.

Intanto sono messe ora in discussione proprio le basi della politica rappresentativa. Grazie alla tecnologia informatica.

La rappresentanza in sé cela l'enorme contraddizione della mediazione fra gli interessi personali e pubblici. Tanto più dannosa in quanto spesso si risolve soprattutto a favore dei primi.

Va da sé che non ci può essere un vero soddisfacimento degli interessi di tutti se la rappresentanza continua ad essere la forma predominante di pratica politica.

Si possono attuare - tenendo per buona la forma rappresentativa - dei correttivi: limitare ad esempio le cariche ad una legislatura o mandato; avere la possibilità di rimuovere dal basso - ed in seduta stante - il politico che non segua gli interessi di chi lo ha eletto; attivare seri servizi di controllo sulle entrate e le spese dei politici; diminuire di molto, equiparandolo ad uno stipendio proletario, la paga del politico. Queste cose devono essere fatte, sicuramente. E concorrerebbero a rendere più equo il rapporto fra politico rappresentativo e cittadino.

Ma d'altra parte richiedono risorse ingenti. Basti pensare all'apparato di controllo. E possono essere aggirate nella sostanza e quindi diminuite dei loro benefici. Sono quindi dei palliativi che non vanno al nocciolo del problema.

Il nocciolo del problema è la realtà della Democrazia Diretta.

Ora si possono attuare - per la prima volta nella storia dell'Umanità in misura planetaria - forme politiche di Democrazia Diretta!

Sorge poi una domanda. Ma chi prende tutte queste iniziative? Quelle palliative e quelle che cercano di risolvere alla radice il problema? I politici stessi? E perché dovrebbero farlo? Voi vi dareste da soli la zappa sui piedi a meno che non vogliate farvi del male per qualsivoglia ragione? O forse gli altri poteri forti che sono comunque legati da vincoli affaristici, clientelari e familiari con la maggior parte dei politici?

Ecco, un passaggio importante è saper dare una risposta a queste domande e poi mettere in atto prassi per cambiare lo stato delle cose.