venerdì 25 febbraio 2011

Gheddafi e Tripoli

Mi preoccupa molto la rilettura dello storico Hobsbawm sulla tenuta delle città e delle capitali da parte dei governi attaccati da nemici esterni o interni.

Lo storico fa l'esempio del governo afgano e di Saddam nella prima guerra del golfo. Questi tennero le capitali e avendone il controllo riuscirono a mantenere il comando del paese. Secondo Hobsbawm il punto centrale è riuscire a tenere le città.

Questo mi preoccupa perché se Gheddafi riuscisse a tenere Tripoli sarebbe difficile per gli insorti della libertà stabilire un pieno controllo sul paese.

Spero solo che il dittatore libico non riesca nel suo intento e la Democrazia possa trionfare in Libia.

Vorrei inoltre riportare alcuni testi tratti dal libro del nostro storico "Il secolo breve, 1914-1991". Questi testi fanno capire come la sorpresa per gli avvenimenti nel nord dell'Africa sia o malafede o incapacità perché agli occhi degli storici erano già possibili o misurabili ed ipotizzabili una ventina di anni fa.

"... Tuttavia era chiaro che qualcosa stava fermentando nelle città del Terzo Mondo al di sotto del livello della coscienza delle élite..."

Ed ancora: "... con l'ingresso nel mondo moderno di larghi strati della popolazione, o almeno dei giovani e delle masse urbane, veniva messo in discussione il monopolio del potere da parte delle piccole élite occidentalizzate, che avevano plasmato i primi decenni della storia post-coloniale... nei paesi islamici occidentali divenne potente ed esplosivo il conflitto fra i vecchi leader laici e la nuova democrazia di massa islamica...".

A questo punto, visto che queste sono cose scritte 20 anni fa, è possibile anche ipotizzare l'uso strumentale - da parte delle ristrette élite di potere di quei paesi - dell'integralismo islamico con annesso l'uso del terrorismo che non faceva altro che incanalare il malcontento giovanile anelante alla Democrazia verso l'esterno anziché verso l'interno. Ipotizzare, perché occorrerebbe compiere studi storici approfonditi su questa ipotesi. Resta il datto di fatto che già nel 1990 i giovani e le masse urbanizzate dei paesi medio-orientali chiedevano Democrazia!

Ritornando al discorso delle città e di come queste, specie le capitali, siano diventate il cuore del potere di una nazione, citiamo sempre il libro "Il secolo breve": "Nell'ultimo scorcio del XX° secolo, a parte poche regioni arretrate, la rivoluzione (o la rivolta - NdA) è venuta, ancora una volta, dalle città, perfino nel terzo mondo. Non poteva non essere così, visto che la maggioranza degli abitanti di qualunque grande stato vive in città e perché la grande città, sede del potere, poteva difendersi e sopravvivere contro l'attacco delle campagne, grazie tra l'altro alla tecnologia moderna, fintanto che l'autorità non perdeva il consenso della popolazione urbana. La guerra in Afghanistan (1979-88) dimostrò che un regime con la propria base nella città capitale ha potuto resistere persino dopo la ritirata dell'esercito straniero che l'aveva sostenuto, in un paese in preda alla guerriglia e brulicante di movimenti insurrezionali nelle campagne, appoggiati, equipaggiati e finanziati con armamenti sofisticati da parte di potenze straniere....resistendo finché un settore dell'esercito di militari di professione non decise di schierarsi dall'altra parte."

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